Decisione assai deludente del Tribunale dell’Unione Europea

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Comunicato stampa – 24 ottobre 2019  Oggi il Tribunale dell’Unione Europea ha emesso la sentenza sul caso che vede la Federazione sindacale europea dei servizi pubblici (FSESP) contro la Commissione Europea per quanto riguarda i diritti all’informazione e alla consultazione dei dipendenti e funzionari delle amministrazioni centrali.

Il Tribunale ha stabilito che il diritto di iniziativa della Commissione significa che essa può decidere se gli accordi delle parti sociali siano legalmente vincolanti o meno per tutti gli Stati Membri.

Il Segretario Generale della FSESP, Jan Willem Goudriaan, ha dichiarato: “La sentenza è un duro colpo per i 9.8 milioni di dipendenti e funzionari pubblici ai quali viene negata la stessa protezione legale per quanto riguarda i diritti all’ informazione e alla consultazione in materia di ristrutturazione, di cui i lavoratori del settore privato invece godono.”

“Questo rappresenta un enorme problema per il futuro del dialogo sociale a livello europeo. Ciò che è a rischio è il peso delle parti sociali nell’elaborazione degli standard sociali minimi europei. Viene messo in dubbio il diritto all’autonomia delle parti sociali. La decisione apre un grande spazio di incertezza riguardo il futuro degli accordi europei delle parti sociali”, ha concluso il Sig. Goudriaan.

La FSESP analizzerà attentamente la decisione prima di stabilire insieme al Comitato Esecutivo i prossimi passi, tra cui figura anche la possibilità’ di fare appello alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

La FSESP ha poco più di due mesi per impugnare la decisione del Tribunale.

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Note per i redattori:

La sentenza “FSESP contro Commissione Europea” (T310/18) del 24 ottobre 2019 è il risultato di un’udienza pubblica della durata di 4 ore svoltasi presso la Corte di giustizia europea a Lussemburgo il 23 maggio 2019.

La denuncia era stata presentata dalla Federazione sindacale europea dei servizi pubblici (FSESP, una delle 10 federazioni della CES) nel maggio 2017. È la prima volta che un'organizzazione sindacale europea intenta un’azione contro la Commissione.

Nel dicembre 2015, TUNED (la delegazione sindacale diretta dalla FSESP) in collaborazione con CESI e EUPAE (rappresentante i datori di lavoro) sono giunte ad un accordo affiche’ anche i dipendenti e i funzionari delle amministrazioni centrali o federali abbiano la stessa tutela dei diritti europei all’informazione e alla consultazione sulla ristrutturazione, così come i lavoratori del settore privato.

Lo scopo dell’accordo è di colmare un vuoto nelle Direttive dell’Unione Europea per quanto riguarda i diritti all’informazione e alla consultazione che non vengono applicati alle amministrazioni pubbliche.

Esso nasce come risposta alla consultazione della Commissione con le parti sociali tenutasi nella prima metà del 2015, in linea con l’art. 154 del TFUE.

In linea con l’art. 155, paragrafo 2 del TFUE, nel febbraio 2016 i sindacati e datori di lavoro hanno chiesto congiuntamente alla Commissione di presentare l’accordo delle parti sociali come proposta di direttiva al Consiglio, da adottare attraverso una votazione a maggioranza qualificata.

La Commissione ci ha messo quasi tre anni per comunicare alle parti sociali, con una lettera assai concisa, che non avrebbe trasposto legislativamente l’accordo per ragioni di sussidiarietà’.

E’ la prima volta che la Commissione rifiuta di implementare la richiesta delle parti sociali di applicare un accordo attraverso la proposta di una direttiva in materia di politica sociale.

La Commissione Europea ha sostenuto che l’accordo delle parti sociali non può essere trasposto in una direttiva europea legalmente vincolante perché le amministrazioni dei governi centrali rispondono all’autorità dei governi nazionali, ed esercitano i poteri di un’autorità pubblica – il che significa che la loro struttura, l’organizzazione e il funzionamento competono esclusivamente alle rispettive autorità nazionali degli Stati Membri. 

Inoltre, secondo la Commissione Europea, l’organizzazione delle autorità dei governi centrali varia ampiamente tra gli Stati Membri, ragion per cui una direttiva europea vincolante che trasponga l’accordo delle parti sociali in legge europea creerebbe diversi gradi di protezione in base al livello di centralizzazione o decentralizzazione delle amministrazioni centrali degli Stati Membri.

Per i firmatari dell’accordo, è proprio per il fatto che le amministrazioni centrali abbiano caratteristiche differenti che sono necessarie delle minime norme europee comuni che stabiliscano un’eguaglianza di condizioni.

Per di più, l’argomento della Commissione non regge di fronte alle numerose iniziative nell’ambito dell’amministrazione pubblica, non per ultime le raccomandazioni speciali per Paese incluse nel Semestre Europeo riguardanti il funzionamento delle amministrazioni pubbliche. Eccetto per quanto concerne i diritti all’informazione e alla consultazione, tutte le direttive in materia sociale si applicano alle amministrazioni pubbliche, sia che riguardino l’eguaglianza di genere, sia la discriminazione sul lavoro o contratti a tempo determinato.

Prendendo in considerazione la decisione senza precedenti della Commissione, e in assenza di alternative politiche, nel maggio 2018 la FSESP aveva presentato una denuncia presso il Tribunale Generale per annullare la decisione della Commissione.

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